Un futuro di lotta contro il sistema delle cooperative. Intervista a Khaled Ben Ammar
di ANNA CURCIO
Un’altra vittoria per i lavoratori della logistica. A meno di un mese dai blocchi al deposito Ikea di Piacenza e dal reintegro dei lavoratori sospesi a seguito delle lotte per il rispetto del contratto nello scorso autunno, passano in questi giorni all’incasso i lavoratori della Gesco di Verona. Un’ulteriore testimonianza dell’incisività delle lotte nel settore della logistica dentro il modello produttivo contemporaneo. E più complessivamente segno evidente, ancora una volta, di come la battaglia per il contratto possa aprire prospettive di lotta più ampie e momenti di ricomposizione.
A Verona, altro hub importante della circolazione di merci nel nord, i lavoratori della cooperativa Gesco, che gestisce per conto di Bartolini tre magazzini a Verona, sono in agitazione da ormai oltre un anno. Nel marzo del 2012 c’è stata una prima parziale vittoria con il riconoscimento di alcuni punti previsti dal contratto collettivo nazionale. Poi, nei giorni scorsi, come esito di 36 ore di sciopero all’interno dei tre magazzini veronesi sono stati riconosciuti pagamenti pregressi per oltre 600 mila euro tra straordinari non pagati e indennità di malattia malamente calcolate. Un successo non indifferente. Ma non finisce qui. I lavoratori delle cooperative dell’intero settore della logistica lanciano un’assemblea generale, il 3 marzo, in vista del rinnovo del contratto nazionale, e sono pronti anche a uno sciopero dell’intero settore. Ne abbiamo parlato con Khaled Ben Ammar dell’Adl-cobas di Verona.
Con queste lotte stiamo cercando di ottenere un complessivo miglioramento delle condizioni lavorative all’interno delle cooperative del settore e il pieno rispetto del contratto collettivo nazionale. Infatti, anche se il contratto nazionale non ci soddisfa pienamente è sicuramente un modo per restituire un minimo di dignità a questi lavoratori. Nelle cooperative la gestione del lavoro è largamente arbitraria. Non c’è nessun rispetto delle norme contrattuali e vengono meno le forme minime del rispetto della dignità dei lavoratori. Ad esempio alcune delle squadre che lavorano la notte non vedono riconosciuta la maggiorazione di pagamento per le ore lavorate in notturno. Noi vogliamo restituire almeno un minimo di dignità a questi lavoratori. Chiediamo innanzitutto garanzie per il rispetto degli orari lavorativi e del minimo delle 168 ore lavorative per mese previste dal contratto collettivo nazionale e poi tutti gli altri aspetti relativi agli infortuni che non vengono ritenuti tali (con dichiarazioni false a danno dei lavoratori), all’indennità di malattia che per quanto riguarda i soci lavoratori non viene conteggiata al 100%. Un vero e proprio furto perpetrato negli anni a danno dei lavoratori di questa cooperativa. Per questo abbiamo aperto una vertenza per il recupero di tutte le differenze retributive trattenute negli ultimi cinque anni. Ed è per ottenere questo che lo scorso 30 gennaio abbiamo bloccato i tre magazzini che la Gesco gestisce per Bartolini a Verona.
Come è nata la mobilitazione?
Quando è iniziato lo sciopero era già una settimana che per il mancato rispetto di questi aspetti contrattuali era stato lanciato lo stato di agitazione all’interno della cooperativa. In questi magazzini i lavoratori sono prevalentemente migranti. Ce ne sono alcuni che hanno un’anzianità di 17/18 anni e altri più giovani che sono furibondi. Insieme hanno mostrato una grandissima determinazione. Il 30 gennaio abbiamo fatto un’assemblea con i lavoratori alle 12.30. All’una è scattata la rabbia. Subito sono stati bloccati i magazzini di San Giovanni Lupatoto che è il più grosso e quello di Bussolengo. Nel pomeriggio si è aggiunto il terzo magazzino al 121. E il blocco è rimasto fino a mezzogiorno del giorno dopo. Fino a quando Bartolini non si è posto come intermediario tra i lavoratori e la cooperativa, si è cioè fatto garante delle richieste dei lavoratori per l‘applicazione del contratto. Alla fine abbiamo firmato l’accordo e ottenuto i rimborsi. Alle nove di sera i ragazzi hanno ripreso a lavorare ma la nostra lotta non è finita. Siamo ancora in trattativa per alcuni aspetti del contratto che vanno cambiati e la trattativa sarà conclusa solo quando chiuderemo anche su questi altri punti. Lo sciopero e i blocchi ci hanno insegnato che i diritti dei lavoratori delle cooperative non saranno mai un regalo, si possono raggiungere solo con le lotte. Solo con le lotte si può restituire dignità a questi lavoratori che sono di fatto la serie C della classe operaia.
Gesco Nord è un grosso gruppo della distribuzione sul piano nazionale, come Tnt o come CGS, il consorzio di cooperative che lavora per l’Ikea di Piacenza. Tutti marchi affermati nel settore e tutti costretti a cedere alla pressione esercitata dai blocchi autorganizzati tra i lavoratori…
Per noi questo non è stato il primo momento di lotta. Nel mese di marzo 2012 abbiamo siglato l’accordo per la regolarizzazione di tutti i lavoratori nel rispetto del contratto collettivo nazionale. Anche in quel caso avevamo dovuto bloccare i magazzini e avevamo ottenuto tredicesima, quattordicesima, ferie, permessi e tutti gli altri aspetti previsti dal contratto nazionale. Sono però rimaste in sospeso alcune cose come il pagamento al 100% degli indennizzi di malattia. Come Adl-cobas stiamo cercando di portare a vertenza tali questioni. E la lotta andrà avanti finché non raggiungiamo il pieno rispetto di tutti i diritti dei lavoratori. È assolutamente chiaro che bloccare il lavoro dei magazzini è qualcosa che le imprese non possono permettersi e questo è il punto di forza di questi lavoratori. L’arma più affilata nelle loro mani.
Queste lotte si stanno attestando come una delle forme paradigmatiche di lotta sul lavoro nel capitalismo contemporaneo, non dimentichiamo infatti che la logistica è un settore avanzatissimo della produzione just-in-time. Negli ultimi mesi, con i blocchi autorganizzati all’interno di numerosi magazzini gestiti da società diverse in tutto il centro-nord si è delineato quello che possiamo definire un vero e proprio ciclo di lotte nel settore. Nello stesso tempo diventa sempre più evidente che più queste esperienze si mettono in rete, più creano connessione, più cresce la possibilità di concludere positivamente le vertenze aperte.
È questo il dato politico che oggi dobbiamo assumere. Insieme al S.I. Cobas e ad altri sindacati di base stiamo avviando una battaglia comune per la costruzione di una piattaforma rivendicativa nazionale che possa concretamente intervenire su molti aspetti del contratto collettivo. Si tratta di punti che i sindacati confederati non ci garantirebbero mai. Soprattutto alcuni aspetti del lavoro all’interno delle cooperative: ovvero fare in modo anche all’interno delle cooperative vengano garantiti tutti gli aspetti che riguardano i lavoratori inquadrati con il contratto nazionale della logistica. Per questo stiamo costruendo un’iniziativa larga e il 3 marzo ci sarà un’assemblea generale con tutte le cooperative della logistica trasporti. Vogliamo costruire una piattaforma da sostenere anche attraverso uno sciopero dell’intero settore, previsto per la metà di aprile. L’idea è di avere assemblee nelle diverse città: a Padova, Bologna, Verona, Piacenza, Milano collegate fra loro in videoconferenza. Vogliamo permettere a tutti i lavoratori di partecipare. Prendere una decisione collettiva vuol dire partire dagli operai. Per altro le diverse esperienze di lotta hanno fatto emergere giovani lavoratori con una spiccata capacità politica e organizzativa che ci lasciano ben sperare per un futuro di lotta contro il sistema delle cooperative.