Dopo Agora99: riappropriamoci dello sciopero
di DARIO LOVAGLIO
Lo scorso fine settimana ha avuto luogo a Madrid un incontro dei movimenti europei sui temi Debito, Diritti e Democrazia. L’appuntamento ha dimostrato un salto qualitativo, da una parte per l’ambizione di iniziare a fare i primi passi per ripensare e reinventare la democrazia in Europa, dall’altra per la propria capacità inclusiva e polifonica, per la grande quantità di movimenti che vi hanno preso parte, per la capacità di poter coordinare circa una trentina di appuntamenti tra workshop, gruppi di lavoro e assemblee. L’incontro di due giorni si è concluso con un report collettivo che è consultabile nel sito dell’incontro attraverso i pad collegati ad ogni evento.
Nonostante la difficile sfida di organizzare un’incontro dalla composizione altamente eterogenea l’evento è stato produttivo; dal punto di vista dei movimenti locali è stato un momento che ha arricchito la comprensione delle distinte prospettive e contesti che si danno nello spazio europeo, mentre le/i partecipanti hanno avuto l’opportunità di poter toccare con mano la capacità organizzativa di un movimento maturo e diffuso, capace di costruire e sostenere l’architettura, la logistica e la dinamica di un incontro completamente dentro la crisi economica che colpisce in maniera determinante i paesi del sud Europa.
“Laddove i movimenti sono più forti è necessario far partire la leva del movimento europeo”, è stato detto in un seminario sul processo costituente europeo. Questo invito oggi è già un dato di fatto: Agora99 è il primo passo verso la costruzione di uno spazio politico europeo costruito da esperienze materiali di lotte che vivono sulla propria pelle la gestione della crisi attraverso le politiche d’austerità. La lezione che questo incontro ci consegna è che proprio a partire da coloro che vivono la crisi di giorno in giorno si può pensare delle nuove pratiche di riappropriazione democratica dei beni comuni materiali e immateriali, della ricchezza prodotta in comune: delle istituzioni del commonfare.
La questione centrale per il movimento europeo è stato ripetutamente detta durante le giornate di Agora99: è il desiderio di costruire un immaginario e un linguaggio comune che in un primo momento tenterà di costruirsi attraverso i pad dei gruppi di lavoro dell’incontro, sia per sviluppare i contenuti di ogni gruppo al di là del momento specifico, sia per conoscere il lavoro degli altri gruppi. Ma soprattutto è la necessità di condividere la mappa di un cammino che segnerà i passaggi del movimento: dopo l’esaurimento del ciclo del movimento globale dei controvertici e dei social forum, della Mayday e dell’ultimo Blockupy degli inizi di questo maggio, il movimento europeo ha avuto la necessità di un salto pragmatico nelle modalità dell’incontro e della sua organizzazione, una modalità organizzativa irriducibile all’unità di una carta dei diritti, ma che difende e allo stesso tempo afferma la molteplicità e l’eterogeneità orizzontale e cooperativa come orizzonte costituente dell’Europa del 99%.
Alcuni partecipanti dell’incontro andranno a Firenze per il decennale del social forum, ma il prossimo appuntamento che è stato segnalato in più momenti durante Agora99 è stato quello del 14 novembre, la giornata del primo sciopero generale con una dimensione europea. É il primo sciopero non collegato direttamente ad una riforma del lavoro ed esclusiva di un singolo stato. É uno sciopero in chiave destituente contro il potere della Troika, contro il debito e contro i principali fattori di povertà in Europa.
Per questo proprio dalla Spagna arriva l’invito a riappropriarsi dello sciopero:
Ci riappropriamo dello sciopero per dire che è il nostro. Degli sfrattati, dei disoccupati, delle persone prive di documenti, di quelli che non hanno contratto e che producono ricchezza ma non sono retribuiti. Delle donne che sostengono il lavoro di cura, delle persone truffate dalle banche, degli studenti che vedono davanti ai loro occhi la privatizzazione all’accesso alla conoscenza. Di quelli che hanno visto come il loro diritto alla salute è stato mercificato. Ci riappropriamo dello sciopero anche con chi si è organizzato in altre forme di lavoro e di produzione. A partire dai lavoratori solo formalmente autonomi e da tutta la galassia delle figure del lavoro di nuovo tipo che oggi non rientrano nei confini stretti della concezione tradizionale dello sciopero. Ci riappropriamo dello sciopero perché è nostro.